Il dolore

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È il più comune sintomo di malattia, tutti prima o poi lo provano.Ma è difficile darne una definizione esauriente così come elencare tutti i diversi tipi dolore che si sperimentano nella vita. In pratica, come afferma anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è dolore ciò che ciascuno di noi dice di essere dolore. Di certo esso indica che nell'organismo sta accadendo qualcosa di nocivo. Infatti, è una spia che si accende per informarci che qualcosa non funziona bene in qualche parte del nostro organismo. Il corpo informa il cervello affinché questo, in modo istintivo o mediato, possa porre in atto comportamenti adeguati. Funzionando come allarme, il dolore segnala il rischio di perdita dell'integrità psicofisica: ciò allo scopo di conservarla o ripristinarla. Molte malattie sono individuabili grazie, appunto, alle localizzazioni del dolore e alle sue qualità. Ma se questo è vero per le malattie acute non lo è invece quando il dolore si fa cronico, ossia quando esaurisce il suo compito di sentinella perdendo l'utilità di allarme e divenendo esso stesso più malattia che sintomo, causando quindi disequilibrio organico o psichico.

Tipi di dolore

Il dolore può essere localizzato, irradiato o riferito. Si parla di dolore localizzato quando una persona indica il preciso punto del corpo dove avverte il dolore. Nel caso in cui dal punto di origine il dolore sembra seguire un decorso lungo un tratto del corpo (per esempio, un mal di schiena con una irradiazione sciatica) si tratta di dolore irradiato. Quando chi soffre indica un'area di dolore cutaneo più o meno vasta senza una chiara localizzazione ci troviamo di fronte al dolore riferito.
Il dolore, poi, si distingue in:

  • acuto, quando compare all'improvviso e ha una durata limitata perché cessa con la guarigione della causa che lo ha provocato
  • cronico, che tende ad essere più insistente del dolore acuto: il sintomo, infatti, dura più del previsto e compromette la vita sociale e la personalità del paziente.

Ci sono anche il dolore somatico e quello psicosomatico. Il primo non coinvolge il sistema nervoso, mentre nel secondo alla componente fisica si aggiunge una componente emotiva. Ma vediamoli nel dettaglio.

Dolore acuto
Compare all'improvviso ed è il classico caso di allarme che aiuta ad agire correttamente per evitare all'organismo un danno maggiore, per esempio tenere a riposo una parte traumatizzata. Quando il dolore persiste oltre il processo di guarigione assume le caratteristiche del dolore cronico. Nella maggior parte dei casi può essere il sintomo che permette al medico di giungere immediatamente a stabilire una diagnosi. Qualunque sia l'origine, il dolore acuto produce reazioni di difesa e di protezione che comprendono:

  • alterazioni dell'umore (depressione, ansia, paura)
  • modifiche del sistema nervoso autonomo (alterazione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, nausea, vomito, sudorazione)
  • atteggiamenti di modifica della postura.

Dolore cronico
Opprime centinaia di milioni di persone nel mondo e altera le loro capacità fisiche, emozionali e lavorative. Il dolore veniva in passato definito cronico quando durava almeno sei mesi, ormai il limite temporale è stato superato e oggi il dolore è cronico se dura più del previsto. È uno stato che tende ad essere più insistente del dolore acuto e compromette la vita sociale e la personalità del paziente. Le persone affette da dolore cronico soffrono anche di disturbi del sonno, depressione, affaticamento, e vedono ridotte le loro facoltà intellettive. Le più comuni sindromi sono: lombalgia cronica, mal di testa, fibromialgia (infiammazione cronica dei muscoli e dei tessuti localizzati intorno alle articolazioni) e neuropatia (malattia che coinvolge i nervi periferici).

Dolore somatico
È un dolore che spesso si presenta con sintomi acuti, che coinvolge e trova origine nel corpo senza coinvolgere il sistema nervoso. Si distingue tra dolore somatico vero e proprio, ossia l'eccitazione dei sensori del dolore situati nella cute, nei muscoli, nelle articolazioni e nelle ossa, e dolore somatico viscerale, ossia il dolore che nasce dagli organi interni. In entrambi i casi lo stimolo doloroso è acuto. Di solito è controllabile con antinfiammatori e analgesici.

Dolore psicosomatico
Nel dolore psicosomatico al dolore fisico si accompagna sempre una componente emotiva che molto spesso ne moltiplica gli effetti fino a renderlo insopportabile o, al contrario, riesce ad attutirlo fino a cancellarlo. Perché questo accada non è ancora del tutto chiaro. Secondo gli studiosi la situazione del dolore stimolerebbe l'individuo a compiere atti di "lotta o fuga" per conservare se stesso. Rimane comunque difficile classificare "categorie" emotive riferite al dolore. Ogni individuo vive infatti il dolore in modo del tutto personale a causa di molte variabili.

Il dolore nel bambino

Il bambino può essere colpito da tutte le cause scatenanti il dolore proprio come l'adulto. Al dolore legato alla malattia va aggiunta l'ansia e la paura legate ad ambienti e persone sconosciute (medici, ospedali) o a procedure dolorose (iniezioni, prelievi). I piccoli pazienti offrono un'arma in più per la terapia del dolore. Infatti, la fervida fantasia dei bambini offre spazio alla terapia del gioco, della distrazione, dell'immaginazione e alla moderna "art therapy". Quest'ultima sfrutta la creatività artistica di ogni bambino (disegni, canto, pittura, scrittura) per coinvolgerlo in attività che lo distraggano dalla malattia e quindi dal dolore associato.
L'approccio farmacologico deve essere intrapreso ogni volta che sia necessario, ma la sua condotta deve essere guidata da specialisti esperti nel trattamento del dolore pediatrico.

La cosa più difficile da conquistare è la fiducia di un bambino e una volta perduta difficilmente si recupera. Quindi non rimane che essere sinceri e trattare il bambino come un piccolo adulto evitando che qualsiasi trattamento terapeutico diventi un piccolo dramma. In tanti pensano ancora che i bambini dimenticano facilmente come altrettanto rapidamente recuperano e per questo possono tollerare meglio il dolore. Ma non è così. Una ragione in più per trattare subito il dolore nel bambino.

Come si misura il dolore

Non esistono strumenti capaci di misurare il dolore. Ognuno di noi ha un metro di giudizio e percezione del dolore. La sua valutazione, quindi, viene fatta ponendo attenzione alla descrizione che il paziente fornisce al medico del proprio dolore. L'intensità viene valutata lieve, moderata, forte, atroce, fino a dire: "il più forte dolore mai provato!" Può inoltre essere pulsante, bruciante, lancinante, fastidioso. Esiste comunque un sistema "analogico" (visivo e numerico), molto utile, dove il dolore viene rappresentato da una linea retta di 10 cm che unisce due punti numerati - 0 all'inizio e 10 alla fine - che simboleggiano rispettivamente l'assenza di dolore e il massimo dolore immaginabile. Ma vediamoli nel dettaglio:

  • la scala analogica visiva (VAS) è la rappresentazione visiva dell'ampiezza del dolore che un paziente crede di avvertire. Questa scala può assumere diverse forme, sia come scala del dolore che come scala di sollievo del dolore. L'ampiezza è rappresentata da una linea, solitamente lunga 10 cm, con o senza tacche in corrispondenza di ciascun centimetro. La lunghezza ottimale per misurare il dolore sembra essere 10 cm. Un'estremità indica I'assenza di dolore, mentre l'altra rappresenta il peggiore dolore immaginabile. La scala viene compilata dal paziente, al quale viene chiesto di tracciare sulla linea un segno che rappresenti il livello di dolore provato. La distanza misurata in millimetri, partendo dall'estremità che indica l'assenza di dolore, rappresenta la misura della particolare modalità da quantificare. Questa prova può essere facilmente ripetuta nel tempo. La VAS può essere utilizzata per valutare il dolore in momenti specifici, ma fornisce risultati più attendibili quando è limitata all'esperienza del dolore in corso piuttosto che al ricordo di un'esperienza precedente. Una variante della VAS è la scala di sollievo del dolore, per la quale gli estremi definiscono appunto il grado di sollievo. Al paziente viene chiesto di segnare, sulla linea fra i due estremi, l'entità del dolore rispetto a un momento precedente: nessun sollievo corrisponde allo 0 per cento e il sollievo completo al 100 per cento.
  • La scala numerica verbale (VNS) è una semplice scala di valutazione del dolore, molto simile alla VAS. È anch'essa lineare e viene facilmente compresa dal paziente che sceglie semplicemente un numero fra 0 (nessun dolore) e 10 (il peggiore dolore immaginabile) per rappresentare il livello di dolore. La VNS elimina la necessità della coordinazione visiva e motoria richiesta per eseguire la VAS e offre quindi maggiori possibilità di completamento. Sembra più utile della VAS per la misurazione nell'immediato periodo postoperatorio. Un'altra scala di sollievo del dolore costituisce una variante della scala numerica verbale. Gli estremi definiscono il grado di sollievo del dolore; lo zero indica nessun sollievo, mentre il dieci indica un sollievo completo.

Quando rivolgersi al medico
Se il dolore è lieve o è "conosciuto" si può ricorrere ai farmaci analgesici o antinfiammatori. In caso contrario occorre consultare il medico al quale è bene riferire preziose informazioni per permettergli una più attenta e precoce diagnosi.

Del proprio dolore bisogna ricordare:

  • quando è insorto
  • dove è iniziato e come si irradia
  • se è collegabile a cibi, clima, movimenti, emozioni
  • se ci sono altri sintomi più o meno concomitanti quali: altri dolori, nausea, sudorazione, vertigini, pallore, stanchezza
  • come è stata la sua evoluzione, per esempio, subito forte oppure in crescendo
  • se c'è differenza di intensità tra movimento e riposo
  • se la pressione sulla parte dolente peggiora o migliora l'intensità
  • se disturba il sonno o no
  • se in passato c'è già stato un dolore analogo e come è regredito.

Esami specifici
Poiché si tratta di una sensazione, il dolore non può essere "reso visibile" in modo diretto dalle apparecchiature che sono utili per le comuni indagini cliniche. Può, invece, essere "visualizzato" indirettamente. Attraverso i controlli si può capire dove sia l'origine del sintomo e quali strutture nervose siano interessate.
Per chiarire la cause del dolore sono quindi utili tutte le indagini cliniche eseguite per la malattia di base come quelle radiologiche (per esempio radiografie, scintigrafie, ecografie, TAC, Risonanza Magnetica Nucleare) e gli esami di laboratorio. Inoltre, in alcuni casi, sono utili anche indagini di tipo neurofisiologico, che studiano sia la funzionalità dei nervi che dei muscoli, per esempio l'elettromiografia.

I dolori più diffusi

La metà dei pazienti che si reca dal medico lo fa perché lamenta uno di questi dolori: mal di testa, mal di schiena (dolore cervicale e lombare, dolore sciatico), dolore reumatico, mal di stomaco, dolori mestruali.

Ci sono vari tipi di mal di testa. Tra le emicranie essenziali (ossia quei mal di testa di cui non è possibile stabilire con chiarezza la causa) le più frequenti sono l'emicrania comune o vasomotoria e quella abituale. Ci sono poi le emicranie secondarie, causate soprattutto da sinusiti, anemie, ipertensione arteriosa, otiti, affezioni dentarie, fumo, alcool.

I sintomi che presenta chi soffre di mal di schiena sono divisi a seconda del tratto della colonna vertebrale colpita. I principali dolori possono riguardare il tratto cervicale e il tratto lombare. Il dolore cervicale può presentarsi in modo acuto oppure lento e via via sempre più grave. Nel primo caso il dolore è improvviso e violento in una zona ristretta e ben localizzata della nuca (torcicollo). Nel secondo arriva lentamente, è sordo, interessa tutta la nuca e può essere peggiorato o provocato dai movimenti del capo. Il dolore lombare può presentarsi sia in forma acuta che cronica e può comparire bruscamente, per una sollecitazione meccanica per esempio un movimento imprevisto o improvviso che può generare dolore acuto. Nella forma cronica invece il dolore è di vecchia data (per esempio a causa di un atteggiamento "viziato" della colonna dovuto a squilibri nella postura). Il dolore sciatico è un sintomo doloroso del nervo sciatico che parte dalla zona lombare della colonna vertebrale ramificandosi in tutto l'arto inferiore. Scoliosi, artrosi, discopatie o ernie del disco possono essere causa di sciatica, ma spesso il nervo può ammalarsi per suo conto (nevrite), per cause infettive, reumatiche e tossiche.

Il dolore reumatico è tipico delle articolazioni e delle strutture che le circondano. Il dolore infiammatorio è dovuto a cause di natura infettiva, immunitaria (per esempio reumatismo articolare acuto e artrite reumatoide), dismetabolica (gotta). Il dolore interessa una o più articolazioni, può essere acuto oppure cronico e si associa generalmente ai classici sintomi dell'infiammazione.

Il "mal di stomaco" (come anche il mal di pancia) può manifestarsi come bruciore, crampo, senso di dilatazione e può essere accompagnato da nausea oppure vomito e durare qualche giorno oppure essere sempre presente (dolore cronico). Le cause note del mal di stomaco sono la gastrite o l'ulcera.

I dolori mestruali possono essere dovuti ad anomalie funzionali, di tipo ormonale, oppure anche a problemi di tipo psicologico. Il dolore si accompagna spesso a mal di testa.

Perché sentiamo dolore

Stimoli meccanici, chimici e termici alterano l'integrità dei tessuti e stimolano i recettori deputati all'identificazione del dolore (nocicettori). La persistenza dello stimolo doloroso porta alla liberazione di sostanze dette endorfine, potenti antidolorifici prodotti dal nostro organismo che, con il protrarsi dello stimolo si esauriranno. Attraverso particolari sensori nervosi lo stimolo percorre il midollo spinale situato dentro la colonna vertebrale e raggiunge la corteccia cerebrale. Quest'ultima interviene nell'esperienza e nella memoria del dolore, permettendo di sentire lo stimolo come dolore e di capire che si ha il dolore.