Svenimento e shock

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Lo svenimento è una transitoria perdita della normale attività della coscienza causata da una mancanza di afflusso di sangue al cervello, dovuta da un improvviso abbassamento della pressione sanguigna. La causa può essere una forte emozione, la permanenza prolungata in un ambiente surriscaldato, una lunga permanenza a letto (per malattia), un digiuno prolungato o un pasto eccessivamente abbondante, uno sforzo fisico intenso o una lunga permanenza in piedi. I sintomi più comuni sono debolezza, pallore, sudorazione fredda, polso debole e, infine, perdita di conoscenza. Per shock si intende la grave conseguenza del mancato arrivo del sangue ai tessuti dell'organismo. Si può manifestare in seguito a un trauma (per esempio un'infezione) o a un'emorragia (perdita di sangue), oppure può comparire in seguito a un'ustione o dopo una lunga esposizione al freddo. Può essere provocato anche dall'abuso di alcuni farmaci (per esempio i barbiturici) o dalla puntura di un insetto, nel caso in cui la persona sia allergica a quel veleno (a volte anche quello delle api). Qualunque ne sia la causa, lo shock presenta sempre gli stessi sintomi, ossia: stordimento, sudore freddo, polso debole e frequente, aumento della frequenza, respiratoria.

Svenimento

Lo svenimento è un breve periodo di incoscienza che si verifica quando il flusso di sangue al cervello è temporaneamente diminuito a causa di un improvviso abbassamento della pressione sanguigna (la massima può scendere anche sotto gli 80). Le cause possono essere diverse: forte dolore, grandi emozioni, la permanenza prolungata in luoghi troppo caldi e troppo affollati in cui non c'è ricambio d'aria, una lunga permanenza a letto (dovuta per esempio ad una malattia), un digiuno prolungato o un pasto eccessivamente abbondante, uno sforzo fisico intenso o una lunga permanenza in piedi (una fila di ore agli uffici postali!).

Sintomi
Di solito, lo svenimento è preceduto da alcuni sintomi caratteristici, quali:

  • debolezza
  • pallore e sudorazione fredda
  • polso debole o irregolare
  • barcollamento
  • sensazione di nausea
  • ronzio alle orecchie
  • annebbiamento della vista.

Dopo questi segnali d'allarme la persona perde conoscenza per un periodo di tempo che difficilmente supera i 2-3 minuti. Se il soggetto è già svenuto in passato ed è cosciente dei sintomi premonitori può sdraiarsi autonomamente ed evitare così di svenire.

Cosa fare
Per prima cosa è opportuno far sdraiare la persona sulla schiena tenendole le gambe sollevate al di sopra del livello del torace: la testa deve essere la parte più in basso di tutto il corpo. Se non c'è spazio, fatelo sedere con la testa china tra le ginocchia. Gli abiti devono essere slacciati, soprattutto quelli attorno al collo e al torace (per esempio la cravatta e la cintura).
Se il colpito perdendo conoscenza cade al suolo, accertatevi che non si sia ferito. Controllate, poi, polso e respirazione e, se necessario, procedete con la rianimazione.

Assicuratevi che l'infortunato abbia a disposizione aria a sufficienza e allontanate eventuali persone intorno. Se ci si trova in un ambiente chiuso è bene aprire la finestre o, almeno ventilare la persona (si può utilizzare un ventaglio o un giornale).

Quando riprende conoscenza, è importante che il colpito stia sdraiato, sempre a gambe sollevate, per almeno una ventina di minuti: con questo accorgimento si mette al riparo dal rischio di svenire di nuovo.
Se non rinviene in pochi minuti o nel caso dovesse ripetersi, è bene invece consultare il medico.

Cosa non fare
Non bisogna somministrare né bevande alcoliche, né caffè, né altro per bocca, soprattutto durante la fase di incoscienza: si può rischiare di fare inalare (quindi mandare nei polmoni) quello che si vorrebbe fare ingoiare. È bene poi non schiaffeggiare la persona svenuta: si tratta di una manovra inutile.

Shock

Lo shock è la grave conseguenza del mancato arrivo del sangue ai tessuti dell'organismo. In altre parole si tratta di una situazione caratterizzata da una progressiva insufficienza dell'apparato circolatorio che provoca un deficit nell'apporto di sangue e quindi di ossigeno ai tessuti. Ne consegue uno stato di sofferenza soprattutto degli organi interni che può portare a danni irreversibili.

Lo shock si verifica in seguito all'alterazione di una delle tre componenti del sistema circolatorio:

  • la pompa (il cuore)
  • vasi (le arterie, le vene e i capillari)
  • il liquido circolante (il sangue).

Cause
Le cause dello shock possono essere diverse, per esempio:

  • shock dovuto a emorragia: un'emorragia lenta è meglio tollerata di un'emorragia rapida; una persona sana può perdere anche due terzi dei propri globuli rossi senza andare incontro a shock, se la perdita avviene nel giro di 2-3 giorni. Viceversa, una perdita rapida superiore al 25-30 per cento del sangue circolante (1,5-2 litri) provoca immediatamente un grave stato di shock
  • shock in seguito a massicce infezioni batteriche
  • shock in seguito alla riduzione dell'efficienza del cuore nel pompare sangue, che si verifica in molte malattie cardiache: la causa più frequente è l'infarto
  • shock in seguito a ustione: le perdite di liquidi attraverso la superficie ustionata possono determinare una riduzione del volume del sangue e quindi uno stato di shock
  • shock da grave reazione allergica che segue l'introduzione nell'organismo di una sostanza verso la quale esiste una sensibilizzazione (per esempio antibiotici o veleno di insetti)
  • shock in seguito a gravi traumi dovuto a complessi meccanismi, per esempio la perdita di sangue, l'infezione, la liberazione di particolari sostanze dalle parti del corpo danneggiate.

Tipi di shock
Qualunque ne sia la causa, lo shock presenta sempre gli stessi sintomi, in base ai quali viene diviso in tre stadi:

  • shock di primo stadio o di pre-shock, quando il cuore tende a battere disordinatamente, il paziente ha freddo e appare di colorito molto pallido
  • shock di secondo stadio o moderato, quando la pressione si abbassa molto, la persona avverte una sensazione di irrequietezza e sulla sua pelle appaiono delle striature cianotiche
  • shock di terzo stadio o severo, quando il battito del cuore è molto irregolare, la respirazione è alterata, lo stato mentale è confuso e compare una forte sonnolenza. Caratteristica di questo stadio è la cosiddetta anuria, ossia l'impossibilità di fare pipì, causata dal mancato arrivo di sufficiente sangue al rene. Tale condizione è molto seria in quanto tutte le sostanze tossiche prodotte dall'organismo vengono espulse con l'urina: in questo caso rimangono nell'organismo danneggiandolo.

Il passaggio da uno stadio all'altro, quindi l'aggravarsi dello shock, è del tutto indipendente dalla causa che lo ha scatenato. É importante inoltre sapere che lo stato di shock può insorgere anche diverse ore dopo il trauma, la puntura d'insetto o l'ustione. Proprio per questo motivo è importante tenere sotto osservazione per diverse ore la persona che abbia vissuto una situazione a rischio di shock: solo così si può essere pronti a intervenire fin dai primissimi segnali.

Cosa fare
Ci sono alcune misure che è bene prendere per "prevenire" un eventuale shock o evitare che, nel momento in cui si verifica uno shock, la situazione si aggravi ulteriormente. Ecco qualche esempio:

  • intervenire sulla causa, per esempio fermando un'emorragia
  • sdraiare l'infortunato sulla schiena con le gambe in alto e controllare la funzione respiratoria: se è in stato di incoscienza, o in presenza di vomito, metterlo in posizione di sicurezza; se necessario, bisogna eseguire prontamente la respirazione artificiale
  • proteggerlo sia da una temperatura troppo elevata che da una temperatura troppo bassa: coprirlo con una coperta
  • togliergli gli abito troppo stretti
  • non somministrare nulla per bocca.

La persona colpita da shock deve in ogni caso essere portata in ospedale per assicurargli un trattamento specialistico nel più breve tempo possibile.

Lo shock anafilattico

L'anafilassi è una reazione dell'organismo che produce una serie di anticorpi in grado di legarsi a particolari cellule del sangue provocando la liberazione di alcune sostanze (istamina e leucotrieni) che agiscono negativamente su diversi apparati dell'organismo, principalmente la pelle, i bronchi, l'intestino e il cuore. La pressione si abbassa, il respiro si fa difficoltoso in quanto il polmone è preda di un attacco asmatico e la pelle può presentare orticaria.

Lo shock anafilattico si presenta con una sintomatologia caratteristica, ossia:

  • formicolio e senso di calore al capo e alle estremità
  • un forte prurito sul volto, sulle mani, all'inguine e al torace a cui si associano starnuti e tosse
  • rossore, gonfiore, vomito e dolori intestinali
  • difficoltà respiratorie e senso di soffocamento.

Le forme più serie culminano nello shock anafilattico vero e proprio, con calo della pressione sanguigna e perdita di coscienza. Tra le cause più frequenti di shock anafilattico ci sono la puntura di api, vespe e calabroni (le più temute), l'ingestione di alcuni cibi (per esempio latte, uova, crostacei e arachidi) e la somministrazione di alcuni farmaci (per esempio la penicillina). In alcuni soggetti allergici ad un alimento i sintomi si manifestano soltanto se si esercita uno sforzo fisico (per esempio una partita di pallone) successivamente all'assunzione di un determinato alimento.

In caso di reazione allergica, è bene chiamare immediatamente soccorso (se possibile un'ambulanza). Nel frattempo l'infortunato va fatto sdraiare controllando frequentemente il polso e la respirazione: se necessario, si può praticare la respirazione artificiale.

L'adrenalina rappresenta il farmaco per eccellenza e deve avere un ruolo centrale nel trattamento acuto dell'anafilassi; quando è indicata, può essere somministrata per via intramuscolare nella coscia. In farmacia sono disponibili fiale preconfezionate con adrenalina predosata e resa resistente al calore. Pur essendo l'uso di queste siringhe molto facile, è necessario farsi spiegare dettagliatamente dal medico le modalità d'impiego.

Primo soccorso

Ci sono alcune regole fondamentali da seguire per un primo soccorso. Innanzitutto non mettere mai in pericolo la propria vita e soccorrere sempre prima l'infortunato più grave. È bene poi non muovere mai un ferito a meno che non sia assolutamente necessario, per esempio se è in pericolo immediato. Infine, c'è da controllare che sia presente il battito cardiaco, che l'infortunato abbia le vie aeree sgombre, che respiri, che non presenti gravi emorragie e che sia cosciente. Il ritmo respiratorio normale è di 16 atti al minuto per un adulto e di 30-40 atti al minuto per un bambino.

Comunque, la cosa più importante da fare è di esaminare l'infortunato per sapere come comportarsi, quindi:

  • valutare il livello di coscienza, o meglio notare se migliora o peggiora la capacità di risposta (apertura degli occhi, movimenti intenzionali, capacità di rispondere a domande, stimoli tattili e dolore)
  • le vie aeree sono probabilmente ostruite se il respiro è rumoroso (simile al russare) e un'ostruzione può essere causata dall'inalazione di vomito o denti in una persona priva di conoscenza; è bene controllare sempre il colore del volto (la presenza di cianosi, ovvero di una colorazione bluastra della pelle, è indice di asfissia)
  • controllare che non perda sangue dall'orecchio o dal naso
  • esaminare le pupille: devono restringersi se esposte alla luce
  • controllare la presenza di lacerazioni sul cuoio capelluto (possibile trauma cranico)
  • controllare la cassa toracica (le due arcate costali devono sollevarsi in modo uguale a ogni atto respiratorio: se le vie aeree sono ostruite si noteranno delle rientranze dei tessuti molli tra le costole)
  • esaminare la spina dorsale
  • controllare l'area pelvica esercitando una pressione su entrambi i fianchi allo stesso tempo: se provocate dolore dovreste sospettare una frattura
  • l'esame delle estremità dovrebbe far escludere la presenza di emorragie, rigonfiamenti e deformità.

Tutte queste osservazioni vanno accuratamente annotate riportando il tempo in cui sono state registrate: saranno utili una volta portato l'infortunato al Pronto Soccorso.

Rianimazione

Ci sono alcune condizioni particolarmente gravi che richiedono un intervento tempestivo e appropriato, mancando il quale la vita della persona "infortunata" è seriamente in pericolo: la perdita di coscienza, il blocco della respirazione e la cessazione del battito cardiaco. Per ognuna di queste condizioni è necessario mettere in atto alcune tecniche per un soccorso pronto ed efficace. Vediamole nel dettaglio.

Perdita di coscienza
La prima cosa da fare in caso di perdita di coscienza è di controllare immediatamente polso e respirazione e, se necessario, mettere in atto le tecniche di rianimazione. Se si sospetta una frattura al collo o se l'infortunato fa strani gorgoglii, non bisogna voltargli assolutamente la testa, né estendergli il collo. Piuttosto, la cosa da fare è abbassargli la mandibola, con l'aiuto di una persona che gli mantenga ferma la testa in modo tale da abbassare nello stesso tempo anche la lingua. In seguito, è necessario passargli rapidamente un dito in bocca e ripulirgliela di ogni materiale che possa impedire la normale respirazione.

Ecco, in breve, una guida utile su come comportarsi in caso di perdita di coscienza:

  • voltate la testa dell'infortunato da un lato e passate il vostro indice rapidamente all'interno della bocca per ripulirla di qualsiasi materiale (per esempio denti rotti o vomito): va fatta molta attenzione a non spingere un eventuale oggetto estraneo ancora più in gola
  • eliminate le secrezioni, voltate la testa dell'infortunato verso di voi e rovesciatela all'indietro, con il collo alla massima estensione per aprire le vie aeree
  • posizionate lungo il fianco dell'infortunato il braccio che si trova vicino a voi e fate scivolare la sua mano con le dita aperte sotto la natica
  • alzate il braccio dell'infortunato e incrociatelo sul torace
  • alzate leggermente la gamba più lontana da voi e incrociatela sull'altra all'altezza della caviglia
  • inginocchiatevi accanto all'infortunato all'altezza del torace: con una mano afferrategli i vestiti all'altezza della natica più distante da voi, mentre con l'altra sostenetegli la testa
  • posizionate l'infortunato su un fianco ruotandolo verso di voi, fino a che verrà a contatto con le vostre ginocchia
  • piegategli il braccio e la gamba che si trovano in alto in modo che questi non rotoli sulla faccia, ma si appoggi sul braccio e sulla gamba stessi
  • risistemategli la testa ben girata all'indietro e controllate che abbia le vie aeree aperte.

Mentre procedete a prestare soccorso all'infortunato badate bene alla presenza di eventuali fratture alle braccia e alle gambe: in questo caso è necessario spostarlo con molta cautela.

Blocco della respirazione
In caso di blocco della respirazione è bene agire sulla causa che ha determinato la difficoltà respiratoria: un corpo estraneo in gola, inalazione di vomito o caduta della lingua all'indietro in una persona in stato di incoscienza, un ambiente saturo di gas, o ancora le vie aeree allagate in un annegato.

Un corpo estraneo che abbia ostruito le vie aeree può essere eliminato tenendo il soggetto a testa in giù e dando dei colpi sul dorso tra le scapole. Per eseguire questa manovra su di un bambino piccolo, lo si può prendere per i piedi. Su un adulto, invece, è bene appoggiarlo su un tavolo a pancia sotto con il torace che sporge fuori.

Se il ritmo respiratorio non riprende spontaneamente dopo aver liberato le vie aeree è bene procedere con le manovre di respirazione artificiale (vedi Come facciamo a respirare in Il sistema respiratorio). L'importante è agire con rapidità: la rianimazione eseguita precocemente ha più probabilità di successo. Il battito cardiaco va tenuto sempre sotto controllo e, se si è soli, è bene effettuare 4-5 compressioni toraciche ogni 2 atti respiratori. Se invece si è in due, uno può eseguire il massaggio cardiaco mentre l'altro procede con la respirazione artificiale.

Cessazione del battito cardiaco
Può verificarsi in seguito a scossa elettrica, attacco cardiaco, soffocamento, coma indipendente dalla sua causa. Se il cuore si ferma, il sangue cessa di circolare e i tessuti cellulari non vengono più ossigenati. A livello del cervello, si crea un danno permanente dopo appena 3 minuti. È quindi essenziale accertarsi immediatamente del battito cardiaco (a livello della carotide, la maggiore arteria del collo) e agire prontamente con il massaggio cardiaco:

  • posizionate l'infortunato supino su una superficie rigida
  • esercitate una pressione a metà dello sterno con il palmo della mano aperta, aiutandovi con l'altra mano e tenendo le dita intrecciate; non spingere mai sulle costole ma solo sullo sterno
  • agite stando inginocchiati accanto all'infortunato, con le braccia distese, per esercitare più facilmente la pressione
  • fate abbassare lo sterno di 4-5 cm, quindi lasciate senza allontanare le mani
  • se si ferma il battito cardiaco si ferma anche la respirazione, quindi praticate la respirazione artificiale contemporaneamente al massaggio cardiaco: soffiate aria nei polmoni ogni 6-8 pressioni
  • il massaggio va fatto fino a che il battito riprende: controllatelo ogni tanto mentre fate il massaggio
  • se anche la respirazione è ripresa, posizionate l'infortunato nella posizione di sicurezza, tenendo sotto controllo polso e respiro fino all'arrivo dell'ambulanza.